Giuseppe Verdi: la vita tra Parma e Piacenza
Giuseppe Verdi, nato Giuseppe Fortunio Francesco Verdi, fu uno dei più grandi compositori italiani del XIX secolo. Autore eccelso d’indimenticabili pagine musicali, che ancora oggi fanno parte del repertorio operistico contemporaneo, Giuseppe Verdi diede vita ad alcune delle più importanti opere della musica italiana e internazionale. Fra queste, si ricordano: “Aida”, “Rigoletto”, “La Traviata”, “Falstaff”, “Don Carlos”, “Il Trovatore” e memorabili composizioni di musica sacra (“Te Deum”, “Ave Maria”, “Laudi alla Vergine” e il “Pater Noster”).
Infanzia e giovinezza tra Parma e Milano
Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto (ora Roncole Verdi), nel Ducato di Parma, il 10 ottobre del 1813 da Luigia Uttini e Carlo Verdi.
Carlo, che proveniva da una famiglia di agricoltori della provincia di Piacenza, riuscì ad aprire una piccola osteria a Roncole, mentre la moglie Luigia lavorava come filatrice. Tutt’ora, il paesino è meta di moltissimi estimatori verdiani che hanno modo di ammirare l’antica casa natale di Verdi e la piccola chiesa di San Michele, luogo in cui fu battezzato.
Quando era ancora un bambino, Giuseppe iniziò a prendere lezioni di musica da Pietro Baistrocchi, l’organista della chiesa del paese, ma fu grazie ad Antonio Barezzi, amico della famiglia Verdi e direttore della Filarmonica locale, che il giovane Giuseppe poté dedicarsi a uno studio più approfondito e regolare della musica.
Dopo essere stato escluso dal Conservatorio di Milano (che oggi è a lui intitolato) per aver superato il limite d’età consentito e per “scorretta posizione della mano nel suonare”, l’allora diciannovenne compositore proseguì gli studi con Vincenzo Lavigna, maestro di clavicembalo della Scala. Tornato a Busseto nel 1836, divenne Maestro di musica del Comune e sposò Margherita Barezzi (la figlia del suo benefattore), da cui ebbe due figli. Le ambizioni di Giuseppe, tuttavia, erano ben altre e decise di lasciare il paese natale per tentare fortuna a Milano. Nel 1839, il giovane compositore da vita alla sua prima opera, “Oberto Conte di San Bonifacio”, ma il successo ottenuto fu offuscato dalla morte dei suoi figli e della moglie, deceduta a 26 anni per encefalite. Questo segnò per Verdi un periodo di frattura che lo portò dapprima a un profondo rifiuto per la musica e in seguito a una straordinaria produzione di opere. Prima fra tutte il “Nabucco”, capolavoro datato 1842, cui seguirono poi “I Lombardi alla Prima Crociata”, “Ernani”, “I due Foscari”, “Giovanna d’Arco”, “Macbeth”, “I Masnadieri” e “Luisa Miller” del 1849.
Piacenza: la nuova fase di Giuseppe Verdi
Nel 1849 che Giuseppe Verdi incontrò quella che sarebbe divenuta la sua seconda moglie, la cantante lirica Giuseppina Strepponi.
Trasferitosi con la nuova compagna poco lontano da Busseto, a Sant’Agata di Villanova (Piacenza), Verdi si dedicò all’agricoltura e a molte altre sue passioni, tra cui la politica (fu anche consigliere nella giunta della provincia di Piacenza, ma continuò a produrre opere maestose. Oggi l’antica dimora del compositore, chiamata Villa Sant’Agata o Villa Verdi (situata a Sant’Agata di Villanova sull’Arda, in provincia di Piacenza), è visitabile in molte sue parti e se ne possono apprezzare gli arredi d’epoca, il magnifico e curatissimo giardino e diversi cimeli appartenuti al grande maestro. Fra questi, è particolarmente mirabile la biblioteca musicale e i pianoforti utilizzati da Verdi per realizzare alcune delle sue produzioni artistiche più famose.
Dal periodo piacentino, infatti, nacquero alcuni fra i più grandi capolavori del genio di Parma, come “Rigoletto”, “Il Trovatore”, “La Traviata”, “I Vespri Siciliani”, “Simon Boccanegra” e “Un ballo in maschera”.
In quegli stessi anni Verdi fu deputato del primo Parlamento del Regno d’Italia e, al contempo, si dedicò alla realizzazione di grandiosi componimenti, tra cui “Don Carlos” e “Aida”.
Conclusa in modo deludente la sua carriera politica, Giuseppe Verdi compose la magnifica “Messa di Requiem” per la morte di Alessandro Manzoni, “Otello” e “Falstaff“, la sua unica opera comica.
Il grande compositore di Parma morì a Milano, colpito da ictus, il 27 gennaio del 1901. Ad accompagnare il feretro, il tema del “Va pensiero” del “Nabucco”, intonato da un coro di 800 persone guidate dal maestro Arturo Toscanini.
Le sue spoglie si trovano nella Casa di Riposo dei Musicisti, da lui fondata a Milano.
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