header prodotti tipici

Vetrine e menù ricchi di specialità locali, eccellenze da gustare, ascoltare, portare a casa e nel cuore. Prodotti gastronomici DOP e IGP, tra i quali veri miti della cucina italiana come il Parmigiano Reggiano, l'aceto balsamico e il torrone alle mandorle. E poi oggetti di artigianato locale, opere della più raffinata arte orafa, suggestivi vestiti vintage, strumenti musicali che nascono tra le mani di maestri di ancestrale estro e capacità creativa. Ogni giorno nelle vie delle città del Circuito aprono botteghe e laboratori, gastronomie e ristoranti che non offrono soltanto specialità tipiche, ma il piacere autentico di condividerle insieme.

Pensando a Vercelli la prima cosa che viene in mente è il riso. Da sempre simbolo di prosperità, qui veniva coltivato già nel 1493. È l'ingrediente principale del piatto tipico, la Panissa, dove al cereale sono aggiunti lardo, salame sottograsso (il salame d'la duja, dal nome del recipiente in terracotta dove veniva conservato), fagioli freschi, barbera e parmigiano. È un piatto povero, come i bicciolani, biscotti preparati con burro, farina, zucchero e arricchiti con spezie orientali.

Sono invece i formaggi il fiore all'occhiello della tradizione di Bergamo. Grazie alle particolarità del territorio, i latticini hanno un aroma ed un sapore molto caratteristico. Ottimi con il miele, le confetture, l'olio d'oliva extravergine o il Valcalepio nelle sue diverse tipologie. A Brescia, i prodotti tipici si giovano della vastità e varietà del territorio. In campagna i protagonisti sono lo spiedo, il manzo all'olio, la cacciagione, gli insaccati. Nelle aree lacustri, invece, sono le carpe, le trote, le anguille, le tinche e le aole a primeggiare, mentre nelle valli i formaggi, quali il famoso "Bagòss", la formaggella di Tremosine, la Rosa Camuna.

A Monza, il prodotto tipico ha conservato anche la forma linguistica dialettale: la lügànega, termine praticamente intraducibile, riunisce in sé i prodotti tipici padani, il maiale e il grana. Ma nella forma monzese la proporzione di grasso è minore (25%) e grazie all'aggiunta nell'impasto di formaggio grana e vino bianco, il composto risulta delicato e saporito. Alla fine della lavorazione la luganega viene insaccata nell'intestino tenue di ovini, bovini o suini e si presenta come una lunga corda spessa circa 4 centimetri, da cui l'antico nome di "corda di Monza".

Scendendo a Lodi, si torna tra i formaggi. Da non perdere, il Granone lodigiano, il Mascarpone, il Panerone o Pannerone. A deliziare i palati non mancano i dolci, come la Tortionata, torta di mandorle dalle antiche origini: la ricetta è stata codificata nel 1885 dal pasticcere lodigiano Alessandro Tacchinardi ma presumibilmente risale al tardo medioevo. È dolce anche la specialità giustamente più famosa di Cremona, il torrone, golosità fatta di mandorle, la cui origine pare risalire al mondo arabo.

Il territorio di Pavia, come tutto quello padano, è legato alla cultura del maiale, che si materializza nella creazione di insaccati sempre presenti tra gli antipasti: pancetta, coppa, cotechini e sanguinacci (fatti cuocere e raffreddare), ma soprattutto il salame, come quello D.O.P. di Varzi, il tradizionale sottograsso (salam d'la duja, da "olla", il recipiente) o quello d'oca di Mortara. I salumi sono il vanto anche di Piacenza, a cui si affiancano i formaggi, per molti anni pilastro dell'economia agricola. Delizie ottime, da innaffiare con i vini Doc Colli piacentini, che ne esaltano i profumi ed i sapori.

Prende nome dalla città uno dei più famosi prodotti italiani, il Prosciutto crudo di Parma, prodotto nella zona collinare insieme al Salame di Felino. Caratteristici della Bassa Parmense sono invece il Culatello di Zibello e la Spalla Cotta di San Secondo. Il prodotto più importante per le tavole emiliane è il Parmigiano-Reggiano, nato nel medioevo nelle campagne tra Reggio Emilia e Parma. A rendere così tipico questo formaggio concorrono fattori ambientali particolarissimi, il suolo, l'aria, l'acqua, l'alimentazione delle mucche e la particolare produzione artigianale rimasta invariata nei secoli. A Reggio Emilia, grazie all'istituzione del marchio "razza reggiana" se ne produce anche una qualità particolarmente pregiata "il parmigiano-reggiano delle vacche rosse".

Particolare è anche la specialità più tipica di Modena. Sciropposo e denso, più dolce che agro, venduto in piccole boccette preziose, dopo un invecchiamento anche di 50 anni, l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP si gusta a gocce sopra scagliette di Parmigiano Reggiano, sul risotto, sulla frutta e addirittura il gelato. Da non perdere una visita alle acetaie che offrono degustazioni e dimostrazioni.

Tweet

Seguici su

logo-g 50X50

Resta aggiornato!

Iscriviti

Scegli la newsletter che vuoi ricevere per restare aggiornato sulle città d'arte della pianura padana.
Privacy e Termini di Utilizzo

Città alla carta

caldana